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mercoledì 22 giugno 2016

Il giudice delle donne


Dalla realtà al romanzo, senza dimenticare i fatti e sottolineando la matassa dei diritti e dei sentimenti in gioco. Sembra essere l'operazione letteraria compiuta da Maria Rosa Cutrufelli nel suo Il giudice delle donne che prende lo spunto dall'azione intrapresa da un gruppo di maestre marchigiane, nel 1906, per ottenere l'iscrizione alle liste elettorali. Un'operazione osteggiata da mariti, famiglia e tessuto sociale al completo perché in odor di ribellione dallo status quo che voleva le donne sottomesse e senza voce alcuna.
Un romanzo che sa di buono e cade, a proposito, al compleanno di una repubblica settantenne, la nostra, ancora gravata da alcune lacune per il riconoscimento pieno delle pari opportunità alle donne. Il libro di Cutrufelli ci riporta al primo Novecento e ci costringe a ripercorrere la storia di un diritto per il cui raggiungimento si sono adoperate molte donne. Come Alessandra, la protagonista del romanzo, una "maestrina", secondo la vulgata del tempo, orgogliosa dei suoi studi alla Normale, che si avventura a insegnare nella scuola elementare di Montemarciano e va a vivere nella casa di «un vecchio avvolto fino ai piedi in una zimarra da stagnaro» e della sua nipote undicenne, Teresa «carina se non avesse avuto certi capelli arruffati, da selvaggia». Immediata scatta la simpatia per quella bambina trascurata, orfana, impegnata in lavori troppo pesanti per la sua età.
Per Alessandra è tutto nuovo e non semplice: vivere lontano dalla sua casa, in un piccolo paese, sostenere la sua motivazione all'indipendenza economica e trovare una misura per rapportarsi correttamente con le colleghe e il direttore didattico. Non a caso, le ultime parole di sua madre, nell'accompagnarla, suonano minacciose: «Non esporti, per carità! Dammi retta: una donna che lavora, tanto più se maestra, è sempre sotto esame».
Narrati in prima persona, si susseguono i capitoli con la voce di Teresa, Alessandra e Adelmo, il fratello di "un'amica di famiglia". Punti di vista diversi concorrono a formare un quadro con  personagge e personaggi tutt'altro che secondari, come Luigia, anche lei maestra e moglie del sindaco, che visita i paesi vicini per raccogliere il consenso di altre maestre a iscriversi alla lista elettorale. Alessandra, perché troppo giovane, non può partecipare con la sua firma, ma si attiva in ogni modo, partecipa alle riunioni, argomenta, si entusiasma. Contrariamente alle previsioni di tutti, il giudice della Corte d'Appello di Ancona, Lodovico Mortara, approva infine la loro richiesta. Il giudice delle donne.
Tuttavia il romanzo va oltre e intorno a questa vicenda, disegnando anche la vita grama dei poveri più poveri, dei bambini straccioni, delle scuole fatiscenti che crollano sotto il peso della pioggia.
Maria Rosa Cutrufelli, già nota per aver scritto saggistica e narrativa, in questa sua opera coglie i particolari del quotidiano e del personale, dell'infanzia e dell'affacciarsi all'età adulta con tante illusioni pronte a sbattere contro il muro delle ostilità e dei pregiudizi imperanti. E qua e là filtra una speranza: il futuro non può fare a meno della forza delle donne.

Il giudice delle donne, Maria Rosa Cutrufelli, Frassinelli 2016.


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