Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

lunedì 22 giugno 2015

Séraphine de Senlis


Eccentrica, senza istruzione, impegnata in faticosi lavori domestici per le famiglie abbienti del paese di Senlis, Séraphine Louis (1840-1942), trovava nella pittura la sua stanza tutta per sé.  Dipinse con la convinzione di avere un'ispirazione divina, spogliandosi "dell'abito che altri le avevano cucito addosso" per "andare oltre la dimensione della sofferenza".
Il libro di Katia Ricci ne ripercorre la vita di povera orfana, dalla fanciullezza in convento alla scoperta del suo talento, fino alla tragica fine in manicomio. Ma l'autrice fuga i dubbi circa la retorica del legame tra creatività e malattia mentale. Se è vero che si trovano punti di contatto tra la sua produzione artistica e quella dei malati di mente, o Art Brut, per la definizione di Jean Dubuffet (1901-1985), è altrettanto vero che Séraphine aveva scoperto nella pittura un canale comunicativo prodigioso e lo usava consapevolmente perché le permetteva di ovviare all'imbarazzo della lingua che, al contrario,  non padroneggiava.
Quando si trovava immersa nella natura che tanto amava e osservava,  e il racconto di Ricci ne mostra quasi un ologramma, trovava una speciale serenità e usava il mezzo a lei più congeniale e semplice per esprimerla: dipingere. Anche dopo una giornata di "lavoro nero", come definiva le fatiche di domestica, si ritirava nella sua modesta casa, chiudeva fuori il mondo e dava corpo alle sue rappresentazioni mentali, creando colori con misteriosi intrugli e dipingendo su quello che aveva, inizialmente solo tavolette, cappelliere, scatole e poi, quando conobbe il successo, tele sempre più grandi.
Il suo talento venne individuato da Wilhelm Udhe, un mercante d'arte che diventò, con la sorella, suo mecenate e amico e fu, tra l'altro,  tra i primi studiosi interessati agli artisti naifs o primitivi. Rimase abbagliato dalle opere di Sèraphine e fu sicuramente l'artefice del suo successo,  portando questa donna, umile e dimessa, a cui i concittadini indirizzavano commenti pietosi o malevoli, alla notorietà. In seguito a motivi legati alla sua condizione di ebreo e all'approssimarsi della guerra, purtroppo la abbandonò a un destino di solitudine, ancora più difficile da accettare, per Séraphine,  dopo aver conosciuto agi insperati e amicizia.
Nel ritratto di Ricci emerge una donna dotata di un'energia creativa incontenibile, nella cui opera è ravvisabile un' evoluzione precisa nella tecnica e nei soggetti, fino alla stravaganza che muta in follia.
Quarantotto tavole illustrano la parabola pittorica di Sèraphine e fanno apprezzare i dettagli, la composizione e le scelte cromatiche. Per chi si interroga sul rapporto tra arte e vita, ama le biografie contaminate dai problemi dei loro protagonisti o vuole conoscere una donna fuori dagli schemi, questo libro si offre come una narrazione imprescindibile e trasmette un desiderio.
A quando il pieno riconoscimento di questa artista tra le maggiori esponenti dell'arte del Novecento?

Séraphine de Senlis. Artista senza rivali, Katia Ricci, Luciana Tufani Editrice, 2015.