Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

mercoledì 31 dicembre 2014

Cattivissimo Natale

Chi ha detto che a Natale siamo tutti più buoni?
Sicuramente non Manuela Zucchi che in Cattivissimo Natale propone un catalogo di riscontrabili situazioni poco o nulla affini al buonismo in salsa Happy Christmas.
Racconti inconsueti, anche spiazzanti per la controllata dose di crudeltà, con un andamento narrativo orchestrato da accorgimenti che rendono assai gradevole la lettura: una lingua viva, senza virtuosismi, ma non banale.
Si possono gustare a caso, ma io suggerisco di cominciare da Acqua e, se si sopravvive allo scoramento e ai "Babbi cattivi", di passare subito a Condominio di fine anno, una situazione che mi ha ricordato, per alcuni aspetti, A long way down di Nick Hornby, ma più articolata perché i buoni sono i cattivi e (forse) viceversa.





Con questa stringata segnalazione arrivo, sul filo di lana, agli auguri di fine anno e spero tocchino direttamente il cuore delle persone che mi hanno seguita fino a qui, nel comune interesse per la lettura.
Non faccio più promesse per l'anno che verrà perché non ho onorato quella dell'anno precedente e me ne vergogno abbastanza!
Però ho dei sogni e spero che qualcuno o qualcuna di voi vorrà condividerli.

Buon anno a tutti da Lauradeilibri



Cattivissimo Natale, Manuela Zucchi, illustraz. di Hanna Suni, L'Iguana Editrice, 2014.

lunedì 1 dicembre 2014

Malapolvere

Monumento e monito, per non dimenticare le singole sofferenze e per chi, lontano dai luoghi del disastro e non toccato dal problema, ne ha una percezione "blanda e distorta".
Anche l'autrice, Silvana Mossano, è stata sfiorata dal "sospetto", l'orribile interrogativo che tutti si pongono, a Casale Monferrato, quando compare la "tosse che non va via" o il "leggero versamento pleurico", ma anche il "persistente mal di schiena" e le "febbricciattole ostinate".
Sono campanelli d'allarme che destabilizzano perché troppo simili alle battute di un copione rappresentato migliaia di volte. Segue la diagnosi: mesotelioma e la prognosi, dai quattro ai sei mesi di vita.
Nel capitolo "Donne nella polvere", Mossano trascrive il racconto di quanti hanno lavorato all'Eternit, o vissuto con chi era dipendente, o anche del tutto estraneo/a alla fabbrica, tutte persone accomunate dalla contaminazione della puvri, la polvere uncinante gli ignari alveoli polmonari, dove si installa, silente per anni,  fino alla deflagrazione.
Una storia lunga un secolo, quella dell'Eternit, iniziata nel 1906 dall'ingegner Adolfo Mazza che acquista la licenza di produzione, in Italia, dei manufatti in cemento e amianto e avvia l'attività a Casale Monferrato, già allora importante sede di cementifici. Nel 1952 la famiglia Mazza cede parte delle quote azionarie al gruppo belga CPE, parte al gruppo francese SAFE e parte allo svizzero SEG. I belgi diventano gli azionisti di maggioranza ma nel 1972, quando gli eredi Mazza vendono la quota societaria residuale agli svizzeri Schmidheiny, questi assumono il controllo del gruppo.
Qualcosa cominciò a cambiare nell'azienda, venne infatti istituito un organo di controllo, il TAS (Tutela Ambiente Sicurezza) ma la puvri rimase tale, dentro e fuori lo stabilimento. Anzi, affermano i sopravvissuti, scarseggiavano persino le mascherine e agli operai non rimaneva che bùtà al fasulet (mettere il fazzoletto), come negli anni Cinquanta e ancora prima; inoltre, chi si lamentava, veniva confinato nei reparti peggiori perché le rivendicazioni sindacali erano da soffocare e silenziare.
La consapevolezza del pericolo per la salute della gente era ormai diffusa ma prevalevano, da parte di decisori e proprietari, l'omertà e il calcolo economico.
Lo stabilimento venne chiuso nel 1986, in seguito a istanza di fallimento e nel 1992  fu approvata la Legge 257 di messa al bando del prodotto su tutto il territorio nazionale. Oltre ai problemi di salute, la cittadinanza era di fronte all'emergenza occupazionale: alla malattia si sommava l' indigenza.
Dopo un lungo iter giudiziario, le responsabilità della tragedia sembravano attestate dalla sentenza del Tribunale d'Appello di Torino, nel 2013, ma sono state ribaltate da quella recente della Corte di Cassazione di Roma.
Le vittime non hanno più voce e l'appello che chiude il libro di Mossano suona simbolicamente sempre più triste:
Signori dell'amianto, ascoltate...Noi che l'amianto ci ha marchiato la vita vogliamo credere che non vi tirerete indietro...
Malapolvere, Silvana Mossano, Sonda, 2013.