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lunedì 10 novembre 2014

Dora Bruder



Cognome italiano, ancorché stravolto dall'accento tonico francese, Patrick Modiano è stato insignito quest'anno dall'Accademia Svedese del premio più ambito, con la motivazione:
"Per l'arte della memoria con la quale ha evocato i destini più inesplicabili e scoperto
il mondo della vita nel tempo dell'occupazione".
L'assegnazione del Nobel ha agito, come sempre, su almeno due versanti: rendendo reperibili i suoi testi, dispersi fra molte edizioni (Rusconi, Frassinelli, Feltrinelli, Guanda, Einaudi) e avvicinando alla sua lettura quanti non lo conoscevano.
Alcuni suoi temi ricorrenti, quali il viaggio di scoperta sulle tracce di una donna e la memoria della giovinezza alla prova dell'età adulta, sono entrambi presenti in Dora Bruder del 1997.
Anche qui, come in Bijou (Einaudi) e Viaggio di nozze (Frassinelli), c'è un percorso su indizi mai scontati, tra ricerca autentica e finzione. E noi a chiederci, ma sarà vero?
Il racconto di Modiano, in Dora Bruder, è un tragitto attraverso una malinconica toponomastica, segnata dalle priorità politiche e amministrative dei tempi che si succedono, e polverosi uffici anagrafici, con frequenti salti temporali e richiami biografici. 
Tutto parte  da un'inserzione su Paris-Soir del 31 dicembre 1941, in cui si denuncia la scomparsa di una ragazza di 15 anni. L'accorato appello dei genitori reca un indirizzo familiare all'autore perché vi si recava, con la madre, al mercatino delle pulci. Si scatenano i ricordi di altri luoghi e persone, del padre, figura ambigua di collaborazionista e di scrittori che ha amato, i cui passi potrebbero aver incrociato quelli di Dora.
Una storia dell'assenza o, meglio, di una presenza annullata.
Dora è una ragazzina che fugge dal collegio quando Parigi vara le misure di riconoscimento, spoliazione e deportazione degli ebrei. E' un pensiero disturbante per chi legge, ma a Modiano va anche il merito di ricordarci che tutto ciò fu possibile per la connivenza dei francesi non ebrei.
Tornando a Dora, fa perdere le sue tracce, riappare dopo alcuni mesi per essere rinchiusa in un istituto correzionale per minori e poi finire ad Auschwitz, come i suoi genitori.
La forza del libro non è nella sua trama e svelarla non ne diminuisce l'incanto. E' piuttosto una lotta personale contro l'oblio della cancellazione storica, contro l'ineluttabilità della dimenticanza, a futura memoria.

Dora Bruder, Patrick Modiano, traduz. di Francesco Bruno, Guanda, 2014 (prima stampa, 1998).

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