Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

domenica 29 settembre 2013

ZeroZeroZero


Roberto Saviano rintraccia le storie (inimmaginabili) della coca: come nasce, si trasforma e diffonde, pervasiva e distruttiva, nutrita di lacrime e sangue. Cita nomi e cognomi dei narcos e degli altri attori sulla scena, disegna la mappa dei cartelli vecchi e nuovi che la organizzano, distingue meticolosamente le tipologie di pusher. Afferma che "la mappa del mondo si costruisce sul carburante, quello dei motori e quello dei corpi. Il carburante dei motori è il petrolio, il carburante del corpo è la coca".
La coca è un business globale, muove enormi quantità di denaro, è una nuvola immensa di polvere che si sposta tra i continenti e può arrivare a destinazione in container, sottomarini, barche, valigie, ma anche in quadri, tronchi di legno pregiato, squali surgelati, cuori di palma, falsi ananas, protesi per il seno; oppure disciolta e spalmata su tappeti: basterà lavarli e far evaporare il liquido per ottenere il soluto. Possono trasportarla anche i cani e, per recuperarla, vengono squartati e le loro carcasse abbandonate a cielo aperto.
E poi ci sono i muli, cioé persone che la ingoiano sotto forma di ovulo; ogni ovulo contiene dai cinque ai dieci grammi di coca. I muli  ingoiano trenta o quaranta ovuli, ma qualcuno arriva a centoventi. C'è un impressionante record riguardo un uomo, fermato nel 2009 nell'aeroporto di Amsterdam-Schiphal, che portava dentro di sé duecentodiciotto ovuli. Se anche un solo ovulo si rompesse all'interno del corpo, l'individuo morirebbe per overdose tra atroci sofferenze.
La coca si accompagna alla ferocia, lasciando una scia di morte, corpi torturati, mozzati da motoseghe, disciolti nell'acido, spariti nel nulla.
La coca sposa le banche, impeccabili lavatrici dei suoi proventi che trasformano in denaro investibile in beni che consumiamo tutti:
La coca è ovunque, anche laddove non esistono ospedali, acqua corrente e istruzione, la coca non manca. Secondo fonti ONU, nel 2009, il consumo in Africa è stato di ventuno tonnellate, quattordici in Asia, due in Oceania e più di centouno in tutta l'America latina e Caraibi.
Saviano racconta, racconta, iterativo per una sua speciale, malinconica poetica. Il suo punto di vista non è distaccato, ne consegue una narrazione sui generis: si basa su documenti, interviste, atti giudiziari, fonti sicure ma non è giornalistica, si apparenta piuttosto al romanzo.
"Scrivere di coca è come farne uso" dichiara, si diventa addicted, ma lui ha scelto di "starci dentro", anche se il dolore dei nomi che allungano gli elenchi "non passa mai".
Talvolta la lettura si inceppa perchè il contenuto è troppo difficile da accettare come dato di realtà, come se tutti "gli insegnamenti volti alla bellezza e alla giustizia" dimostrassero un'assoluta impotenza di fronte all'efferatezza della coca.  Eppure si legge questo libro per una sorta di imperativo morale e, dopo,  non si può restare indifferenti.
 ZeroZeroZero, Roberto Saviano, Feltrinelli, 2013.

domenica 22 settembre 2013

Opere e operazioni

In estate si legge di più o in modo diverso e lo sanno bene le case editrici che  preparano in anticipo  l'uscita di una valanga di titoli, confezionati in modo accattivante, per raggiungere anche i palati meno avvezzi alla lettura, operazioni editoriali appunto.
Come La verità sul caso Harry Quebert, un "prodotto" leggibile, blandamente intrigante, della mastodontica mole di settecentottanta pagine, l'antitesi del libretto breve/superficiale. Peccato che attorno alla quattrocentesima pagina si venga assaliti dal dubbio di conoscere il possibile esito e si leggano con riluttanza le rimanenti fino alla spiacevole sorpresa di vedersi confermata la propria ipotesi di soluzione dello pseudo enigma poliziesco.
Ancora (purtroppo!) in cima alle classifiche di vendita, resta una di quelle operazioni finalizzate a spacciare per memorabili libri che si potrebbero dimenticare da qualche parte, senza rimorsi.

Altro è trovarsi e restare coinvolti in un'opera autoriale vera, dove si respira finanche la fatica della scrittura, l' invenzione nutrita di solida letteratura, l'umanità fiera dei suoi valori, dichiarati senza temere il giudizio degli altri.
Ne El especialista de Barcelona, Aldo Busi pone un io narrante, scrittore anch'esso, in dialogo con una foglia appesa al ramo, nella rambla di una Barcellona pre-autunnale. Un pretesto esile come il gambo che sostiene la foglia, eppure regge una trama digressiva (e trasgressiva) infinita, con periodi innestati gli uni negli altri, incisi giustificati da una punteggiatura avarissima, pensieri che pungono ma si spuntano, non di rado, con ironia, quella vera, non il sarcasmo con la mascherina buonista. La vicenda si svolge apparentemente in due interni, un appartamento trascurato e sporco e un altro enorme, misterioso e opulento. Personaggi borderline, famiglie, la cucina raccontata sapientemente, ricordi, riflessioni,  i noiosi lavori di casa, la candeggina quando serve, la spesa, i travestimenti... Su tutto, il miele e il fiele di Busi.
Per quanti si accostano ad un suo libro pour la première fois, due consigli:
- se di stomaco delicato, intollerante al turpiloquio, meglio puntare sulle innocue operazioni editoriali di cui sopra;
- se insofferenti ad occasionali  critiche a Santa Romana Chiesa e alle religioni in generale, saggio non pretendere l'impossibile da sé e volgersi altrove.
Au contraire, se si apprezza la citazione insospettabile, il paragone ardito, un maggiore rigore etico nelle relazioni sociali, questa opera di Busi  può rivelarsi un autentico bonus.

El especialista de Barcelona, Aldo Busi, Dalai, 2013.
La verità sul caso Harry Quebert, Joel Dicker (La verité sur l'Affaire Harry Quebert, traduz. di Vincenzo Vega), Bompiani, 2013.