Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

venerdì 31 maggio 2013

Una libraia, due librai, tre librerie

per parlare di libri nei libri.

Cominciamo con Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra,  un libriccino comodo (61 pagg.) da portarsi appresso in una sala d'attesa o per compagnia in un viaggio su un treno regionale e dimenticarne, magari, lo squallore. Due storie, quella che ci interessa dà il titolo al libro e Roald Dahl la pubblicò nel 1986. Vi si può ritrovare un distillato di quella cattiveria che l'autore sapeva attribuire sapientemente ai suoi personaggi e respirare la polvere di una vecchia libreria, una delle tante di Charing Cross Road, London, dove magari ci siamo persi  a cercare un libro introvabile. Purtroppo ora ne sono soprvvissute poche all'assalto dei grandi brand della distribuzione libraria.
Stesso tipo di libreria, però dall'altra parte dell'Oceano, a Brooklyn, NY, "in una tranquilla via secondaria".  La libreria stregata, scritto nell'immediato dopoguerra da Christopher Morley, quale ideale prosecuzione di un'altra storia di libri, Il Parnaso ambulante. Abbondano qui le citazioni di mostri sacri della letteratura angloamericana e si sovrappongono alle massime che l'autore fa pronunciare alla coppia di eccentrici librai: "Chi ha passione per i libri non ha tempo né pazienza di studiare piani per ingannare i suoi simili in vista della ricchezza". Frequentata da appassionati bookworm, la libreria dal nome "Parnaso in casa" è sede e oggetto di una storia di spionaggio sui generis, a causa di un libro raro che compare e scompare e ci sono motivi sufficienti per restare inchiodati alla lettura fino all'ultima carezzevole pagina, delle sue duecentottancinque di pregiata carta Palatina Fabriano. Perché i libri e le librerie possono anche nascondere e custodire misteri.
Una libreria come progetto per riprogrammare la propria vita, per Jasmine, ne La libreria dei nuovi inizi. Si rivela tale un impegno accettato con riluttanza, giusto per sostituire un mese la zia libraia e poi nutrito del "respiro dei libri", senza orari e dormendo nel sottotetto. Niente di meglio, per dimenticare la fine di un matrimonio, che ascoltare le voci degli scrittori, suggerisce la zia. Sarà efficace per Jasmine? E, sul fronte economico, riuscirà a sopravvivere la piccola e molto particolare libreria indipendente o verrà fagocitata dai ben noti colossi, ancora loro,  della distribuzione libraria?


La libreria del buon romanzo è proprio speciale, raccoglie solo i libri che piacciono ai suoi due fondatori ma, anche in questo caso, la strada è segnata da insormontabili problemi finanziari. Per questa libreria molto selettiva, scrivono autrici e autori speciali, spesso celati da pseudonimi, e le loro vite sono romanzi nel romanzo.
Intrigante o deludente il finale, leggere per scoprire.




Un noir tutto italiano ne La libraia di Orvieto, verosimile la location, fantasioso il plot. Matilde, la nostra libraia, capita nella libreria "non troppo grande, non troppo piccola" di Alfredo "toscano di Grosseto, ghibellino, miscredente, mangiapreti e, per giunta, veterocomunista". Sulla sua bicicletta, Matilde se ne va a zonzo "nella controra", ma brutte storie emergono dal tempo che fu, incrinano il perfetto quadro di bucolica quiete appenninica  e impongono una sua presa di posizione.
Buon libro che, con la  scrittura fresca e punteggiata da un gradevole humour,  non ha nulla da invidiare ai gialli d'Oltralpe.



Storia vera, seguita da affaire giudiziario dopo la pubblicazione, ne Il libraio di Kabul. Il libro ha conosciuto un notevole successo  e merita di essere letto per lo sguardo realistico sulla realtà dell'Afghanistan post talebani. La giornalista norvegese che ha vissuto per circa un anno all'interno della famiglia di Sultan Khan, il libraio del titolo, racconta senza filtri la sua esperienza con un'attenzione privilegiata alla condizione delle donne, ancora e sempre in posizione subalterna. La puntualità della cronista, stimolata dalla curiosità della conoscenza, viene temperata dalla delicatezza del ricordo. Da leggere perché vero, importante e coinvolgente.





Il libro dei libri è un prodotto di pura fantasia: una serie di recensioni (alcune francamente indigeribili) di libri...inesistenti!
Proprio così, una prova di virtuosismo critico riuscita solo in parte. Il resto è una questione di gusti.



Probabilmente sopravvalutato Il caso dei libri scomparsi, ritenuto cult e rimasto a lungo fra i libri più venduti. Nell'Irlanda del Nord, una specie di Fantozzi, giovanotto che più sfortunato e goffo non potrebbe essere, va a fare il bibliotecario in uno sperduto villaggio, salvo scoprire che i libri sono scomparsi. Suo malgrado, dovrà vestire i panni dell'investigatore e destreggiarsi tra equivoci e situazioni che strappano un sorriso.
Uno di quei libri che si apprezzano maggiormente nella loro lingua originale.




Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra, Roald Dahl (The Bookseller, traduz. di Massimo Bocchiola), Guanda, 1996.
La libreria stregata, Christopher Morley (The haunted bookshop, traduz. di Rosanna Pelà e Enrico Piceni), Sellerio, 1992.
La libreria dei nuovi inizi, Anjali Banerjee (Haunting Jasmine, traduz. di Roberta Cristofani e Valentina Zaffagnini), Rizzoli, 2011.
La libreria del buon romanzo, Laurence Cossé (Au bon roman, traduz. di Alberto Bracci Testasecca), Edizioni e/o,  2009.
La libraia di Orvieto, Valentina Pattavina, Fanucci Editore, 2010.
Il libraio di Kabul, Asne Seierstad (Bokhandleren i Kabul, traduz. di Giovanna Paterniti), Rizzoli, 2003.
Il libro dei libri, Luca Giorgi, Mattioli1885, 2011.
Il caso dei libri scomparsi, Ian Sansom (The Case of the Missing Books, traduz. di Claudio Carcano), TEA, 2008.

giovedì 30 maggio 2013

Il maggio dei libri


sta per concludersi e sono già pronti i suoi detrattori, a fare conti (quasi esclusivamente economici) sui libri più venduti o non venduti o su quelli che si sarebbero voluti vendere, ma nemmeno questa volta.
Iniziativa promossa dal Centro per il libro e la lettura del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, in collaborazione con l'Associazione Italiana Editori e con il patrocinio della Commissione Nazionale italiana per l'Unesco. Spero di non aver dimenticato nessuno.
Tutti questi illustri promotori per sottolineare il valore sociale della lettura come elemento della crescita personale, culturale e civile. Quale ne sia il bilancio, resta la positività di un appuntamento, al suo terzo anno di esistenza,  che pone i libri in primo piano e si declina in progetti (per scuole e biblioteche), premi (tra cui il Premio Andersen), fiere (vedi Torino).
Assegnato quest'anno il riconoscimento del Premio Andersen - Promozione alla lettura  a Carla Ida Salviati (direttrice della rivista La vita scolastica, autrice di numerosi testi di divulgazione didattica), con la motivazione: "Per l'intelligente e inesaurubile attività svolta nel campodella promozione della lettura vista anche come occasione costante di impegno civile a favore delle giovani generazioni". 
Per maggiori informazioni sul premio, che riguarda la letteratura per l'infanzia, e sulla rivista che lo promuove, si consiglia di visitare il sito http://www.premioandersen.it/edizione2012/?page_id=891.





mercoledì 22 maggio 2013

La libreria dei ragazzi

di Milano è stata fondata da Roberto Denti nel 1972, una delle poche, nel suo genere, a quel tempo e ancora oggi. Da allora è diventata un simbolo della promozione della lettura, un monumento alla letteratura per l'infanzia.
Roberto Denti non c'è più. 
Il tusitala, che dispensava storie ed esperienze di vita ai piccoli e ai grandi frequentatori della sua libreria, ci ha lasciati.
E' stato un grande amico di Gianni Rodari e, come lui, prolifico scrittore di riferimento per la mia generazione di insegnanti, bibliotecari e librai.
L'avevo ascoltato a Bologna, alla Fiera del libro, nel marzo scorso; gli chiedevano pareri sull'editoria, l'avvento del digitale, i buoni e i brutti libri. Lui, malfermo, poggiava sul suo bastone tutta una vita spesa per i libri ma, sorretto dall'amatissima Gianna Vitali, rispondeva con voce ferma, chiara, uno sguardo sorridente, diretto.
Mi piace ricordare alcune sue parole: "Oggi sono gli scienziati ad avere più fantasia perché sanno prospettare il cambiamento: la scienza ha bisogno di fantasia, ma quest'ultima non nasce con la scienza, magari con la narrazione, il disegno...".

tra i suoi libri,
Lasciamoli leggere. Il piacere e l'interesse per la lettura nei bambini e nei ragazzi, Einaudi, 1999.
Come far leggere i bambini, Editori Riuniti, 1982 (difficile da reperire)
I bambini leggono, Il Castoro, 2012.
Cento libri per navigare nel mare della letteratura per ragazzi, scritto in collaborazione con Donatella Zilliotto e Bianca Pitzorno, Salani, 1999.



martedì 14 maggio 2013

Son tutte belle le mamme del mondo

...
diceva una celebre canzone degli anni Cinquanta, di Umberto Bertini, adesso si rivela interessante e attuale (solo) questo verso perché il testo rispecchia quella mistica dell'amore materno messa in discussione dal movimento femminista.
Invece i titoli che seguono prevedono (almeno) la scelta della donna, riguardo il suo progetto esistenziale, declinata secondo i sentimenti, le opportunità, i conflitti che la vita pone.
Comincio con il già citato (nel post La questione cibo) Madre de-genere. La maternità tra scelta, desiderio e destino, perché fondante, autorevole e adeguato al tema; presenta voci femminili provenienti da diversi ambiti di studio e pone la questione della maternità nelle molteplici raffigurazioni offerte dall'arte, dalla filosofia, dalla storia, dal cinema, dalla letteratura contemporanea, dalla pubblicità. Un testo da cui partire e a cui tornare, per approfondire o semplicemente per il gusto di rileggere.
Ironico e lieve il diario Nonsolomamma, di Claudia De Lillo. Giornalista e madre di (allora) due bambini (adesso tre),  interpreta le difficoltà quotidiane con la metafora della donna elastica, che arriva a tutto, però a prezzo di continui aggiustamenti sui tempi e sulle priorità della sua vita.    
Completamente diversa la lettura che impone Figlie e madri, dove sedici autrici  raccontano un rapporto quasi sempre problematico e la narrazione, talvolta, appare di insopportabile crudezza.  Fra i nomi compaiono Isabel Allende, Margaret Atwood, Alice Walker, Edna O'Brien. Un libro da accostare con impegno e da sostenersi con una precisa motivazione di genere, importante ma non rassicurante.
Di mamma ce n'è più d'una, ci ricorda (la fantastica) Loredana Lipperini, ma i modelli sembrano essere solo due, perché "davanti ad una madre che lamenta stanchezza o inadeguatezza, ne arriverà sempre un'altra che sentenzierà: - se non voleva sacrificarsi, poteva evitare di fare figli -. Nell'ampia trattazione di Lipperini molti i temi analizzati, tra cui la retorica del sacrificio e il suo contraltare, l'Ipermadre; l'uso del dolore del parto come strumento di controllo sulla donna; la scelta dell'allattamento prolungato e la colpevolizzazione di quante non allattano. Un ritratto a tinte forti della realtà del nostro e di altri Paesi, dove la teoria dell'attaccamento materno viene veicolata come assolutamente naturale e non anche  prodotto culturale, così da giustificare la specializzazione del lavoro femminile e l'identificazione assoluta fra donna e madre. Un'idea che non esclude, purtroppo, "solitudine e accanimento" intorno alle madri e la donna che non ha figli rimane quella che, per motivi vari, "non è capace". Domanda: una donna può essere "persona" o può essere definita tale solo  come "madre"? E cosa ne è dei padri, si chiede l'autrice, perché anche i padri vogliono cambiare, ma non è semplice neppure per loro veder accettate le richieste di riduzione d'orario per dedicarsi ai figli. Insomma, conclude Lipperini, le madri "dovrebbero scendere dall'altare dove sono state poste, ma dove ancora più sovente si pongono. Forse il patriarca non esiste più, ma la matrona non è mai scomparsa". La strada per distanziarsi dalle ingabbianti figure parentali va percorsa insieme, in un mondo che non prevede più una sola modalità genitoriale, bensì  famiglie adottive, coppie omosessuali, famiglie allargate.
Sull'influenza che ha avuto la religione cristiana cattolica nel definire il ruolo della donna si vedano, seppure diversi tra loro, Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna e In nome della madre. Nel primo, si mette in evidenza come la Chiesa abbia avuto bisogno, per la diffusione capillare della sua dottrina,, di un'autorità paterna e l'abbia assolutizzata nel ruolo pontificale di Pietro e di una figura accogliente e contemplativa, individuata nel ruolo di Maria.
Nel secondo, troviamo la poetica della maternità di Maria, narrata da sé medesima, giovane ragazza madre. Un'opera di fantasia che trae spunto da riferimenti storici e geografici autentici.
Mia madre, di Doris Lessing, è la lucida e sofferta analisi di un rapporto conflittuale irrisolto. Se prevale sopra ogni cosa il desiderio di indipendenza dai genitori,  anche quando provoca un allontanamento inutile e doloroso per loro, il distacco fra le parti è leggibile in termini di indifferenza, ostilità,  inutilità. Una piccola gemma, questo libro, da leggere e rileggere, purtroppo quasi introvabile.
Imponente nelle sue cinquecentoundici pagine il volume di Angelika Schrobsdorff, scrittrice notissima e molto apprezzata in Germania. Nel suo Tu non sei come le altre madri, la storia di Else, madre trasgressiva che attraversa il suo tempo seguendo passioni travolgenti, incredula di fronte alla tragedia nazista, esule, prima abbiente e poi povera, a suo modo protettiva e amorevole nei confronti dei figli. Un ritratto preciso e impietoso di una donna indimenticabile.
Nei detti familiari di Non vi lascerò orfani, l'eco di quel Lessico famigliare, di Natalia Ginzburg, però senza l'autarchia della dittatura fascista, ambientato nei già più opulenti anni Sessanta.  L'autrice commuove e diverte quando  riesce ad anestetizzare il dolore della perdita della madre e  farne occasione per ricordare la vita, nei piccoli dettagli quotidiani e nelle grandi questioni. Fa emergere "tutto l'amore che chi se ne va ci ha dato", perché "quello che non abbiamo dato pesa più di qualunque cosa possiamo aver perso".
Sono tanti altri i titoli sul tema in cui mi sono imbattuta, e l'elenco potrebbe continuare ma, per evitare la noia a chi legge, mi limiterò a fare cenno di alcuni nella bibliografia. 





Madre de-genere. La maternità tra scelta, desiderio e destino, a cura di Saveria Chemotti, Il Poligrafo, 2009.
Nonsolomamma, Claudia De Lillo, TEA, 2008.
Figlie e madri, a cura di Joyce Carol Oates e Janet Berliner (Snapshot: 20th Century Mother-Daughter Fiction, traduz. non indicata), Marco Tropea Editore, 2003.
Di mamma ce n'è più d'una, Loredana Lipperini, Feltrinelli, 2013.
Ave Mary. E la Chiesa inventò la donna, Michela Murgia, Einaudi, 2011.
In nome della madre, Erri De Luca, Feltrinelli, 2006.
Mia madre, Doris Lessing (Impertinent Daughters. My Mother's Life, traduz. di Paola Mazzarelli), Bollati Boringhieri, 1988.
Tu non sei come le altre madri, Angelika Schrobsdorff (Die bist nicht so wie andre Mutter, traduz. di Monica Pesetti), Edizioni e/o, 2011.
Non vi lascerò orfani, Daria Bignardi, Mondadori, 2009.
Lettere alla madre, Charles Baudelaire (a cura di Cosimo Oresta, traduz. non indicata), Arnoldo Mondadori Editore, 1994.

per bimbe/i:

da piccole/i  a grandi!
Viva la mamma, Edoardo Bennato, illustrazioni di Cecco Mariniello (libro + CD),Gallucci, 2009.

dai 5/6 anni:
Tutta sua madre, Roddy Doyle (Her mother face, traduz. di Monica Romanò), illustrazioni di Freya Blackwood, Salani, 2013.