Quentin Blake per Mathilda di Rohald Dahl

giovedì 7 marzo 2013

8 marzo



Se dare i numeri denota squilibrio psichico, 93%, centotrentasette, centoventi 
sono la follia che si chiama Femminicidio.
La percentuale si riferisce alle violenze non denunciate, perpetrate dal coniuge o ex coniuge; centotrentasette le donne uccise nel 2011, centoventi nel 2012 e già più di cinquanta in questo quarto di 2013.
Se questi sono gli uomini, di Riccardo Iacona, riporta queste cifre insieme alle testimonianze dei parenti di alcune tra le vittime,  incontrati sulle tracce di un ammazzamento da Nord a Sud, che interessa i piccoli come i grandi centri del nostro Paese. Un fenomeno da considerare tale,  smettendo di analizzare i singoli omicidi quasi fossero un caso isolato.
Accompagnato dalla collega Sabrina Carreras, l'autore ha cercato di arrivare sul posto appena dopo la scoperta del delitto, perché "una volta che la marea emotiva si abbassa, non è più la storia di tutti, ma solo un  fattaccio che non ci riguarda". Invece quando "l'emozione è ancora alta [...] è il momento in cui si possono cogliere sprazzi di verità, dove ci si interroga veramente [...] poi scattano le difese e la comunità si richiude a riccio". La donna torna ad essere la povera sfortunata che ha incontrato l'uomo sbagliato e il silenzio dei vicini e conoscenti copre tutto, anche i segnali premonitori della tragedia, fino ad accettare la conclusione di morte.
Per Iacona, "quelli che uccidono le donne è come se vivessero in un mondo loro, dove sono altri i rischi, i pericoli, le priorità. Non pensano al futuro, né al loro né a quello dei loro figli, pensano a come scaricare tutto sulla propria donna, a come annientarla, cancellarla".
L'autore auspica che i partiti e il governo mettano la lotta alla violenza contro le donne tra le priorità dell'agenda politica e l'informazione ne faccia "la grande questione nazionale".

8 marzo. Se questi sono gli uomini, ricominciamo dal rispetto e riflettiamo, come donne (potenziali vittime?) sul ruolo attivo che siamo chiamate ad assumere per modificare il corso degli eventi, per non continuare a morire per un malinteso sentimento d'amore.
Potremmo tentare di modificare le nostre condotte educative nei confronti dei figli maschi,  sovente cresciuti come piccoli tiranni fragili, a cui tutto è dovuto e perdonato; guidarli ad assumersi le loro responsabilità senza farci sindacalisti delle loro battaglie nel difenderli ad oltranza.
Potremmo riservare loro la stessa abitudine all'aiuto domestico che  esigiamo dalle nostre figlie.
Potremmo agire negli spazi parlamentari per far approvare una legge che riconosca e punisca il Femminicidio, quale reato.







Al nostro posto. Donne che resistono alle mafie, di Ludovica Ioppolo e Martina Panzarasa presenta sei storie di donne che operano in ambiti diversi ma hanno un impegno comune.
"L'antimafia è donna" afferma Nando Dalla Chiesa nella prefazione, e si concretizza nel coraggio di una scelta coerente di vita per "non svendere principi e valori" con la speranza di cambiare il mondo.
I proventi della vendita di questo libro vengono devoluti a Libera (Associazioni, nomi e numeri contro le mafie).



Se questi sono gli uomini, Riccardo Iacona, Chiarelettere, 2012.
Al nostro posto. Donne che resistono alle mafie, Ludovica Ioppolo e Martina Panzarasa, Transeuropa, 2012.



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